Il futuro è una scienza: copertina

Gli scrittori sono rabdomanti del futuro.

Gli scrittori, soprattutto quelli di "fantascienza", gli scrittori, a volte, sono rabdomanti del futuro.

Da questo assunto prende forma questo articolo che deriva da due assunti primi:

  • gli scrittori, a volte, cristallizzano predizioni del futuro;
  • il "futuro" (da poco tempo) è una scienza (cf. "futures studies", una meta-disciplina il cui obiettivo è quello di anticipare i grandi cambiamenti sociali, tecnologici, culturali della civiltà, i cosiddetti megatrend, e prevederne gli sviluppi attraverso l’elaborazione di scenari).

Se l'engagement ha funzionato seguimi: non te né pentirai.

Caro lettore perdona l'attacco "non formale", ma è in sintonia con l'argomento ed è funzionale con il taglio.
Il tema è "il futuro certo", il taglio è il punto di vista esogeno (ovvero: dal parallasse dell'osservatore artistico).
L'argomentazione è articolata come segue:

  • la visone filmica;
  • la visione del passato;
  • la visione realista;
  • la conclusione (o: "una visione di conclusione possibile").

Futuro: la visone filmica

I film sono un bellissimo prodotto per svagarsi (e per guadagnare!!). A volte funzionano come caleidoscopio del futuro (spesso sono i libri, loro soggetti, che l'hanno fatto).
Con questa chiave facciamo poche righe di ragionamento con due prime pellicole:

  • "Colossus. The Forbin project", 1969;
  • "Transcendence", 2014.

In una riga è molto difficile rendere evidente uno degli assi portanti della cultura condivisa tra gli anni 45 e 60; la tecnologia e la conoscenza nel campo scientifico erano percepite come una forza capace di tutto, sopratutto di superare i limi percepiti nel piano fenomenologico.
Da qui una proiezione pessimistica che i prodotti dell'ingegno umano avrebbero superato l'ingegno umano stesso, mettendo un limite non valicabile alle tossicità dell'ingegno umano.
La seconda pellicola, decisamente più giovane, pone dei presupposti non sostenibili (es.: l'equivalenza del drive fisico dell'uomo ad un drive sintetico) come nella prima pellicola, ma con ipotesi di conclusione diametralmente opposte: la forza della tecnologia è nel sostegno economico, non ideologico. Il superamento dei limiti fenomenologici è una questione etica, non di capacità. Da queste premesse è possibile non solo la trasposizione di una persona dal suo fisico biologico ad un computer, ma il risultato è un super-essere che salva l'umanità da se stessa salvando anche i morti che non diventano zombi, ma gregari (vivi e riconoscenti) del salvatore (tema che troviamo anche nel più recente "The creator", 2023).

Abbiamo uno spostamento visionario di 180° gradi in 50 anni (spostamento da distopia a utopia o semplice spostamento di visione artistica?).

Altre due pellicole ci guidano in questo piccolissimo viaggio:

  • "Ghost in the shell", 1995 (con diversi remake fino al 2017);
  • "Mimzy - Il segreto dell'universo", 2007.

La prima pellicola narra di un futuro dove i corpi cibernetici sostituiscono i corpi biologici. Essi portano con se un "ghost" software (=psicologico, personalità) con conclusioni e interferenze insospettabili.
La seconda ci narra di una conclusione predeterminata per la perdita di un elemento imponderabile nella tecnologia: la persona umana. Solo il recupero della persona umana, tramite un campione di DNA, permette la salvezza dell'umanità intera nel futuro.

Le pellicole offrono visioni diametralmente opposte.
Con queste premesse non possono essere dei driver autorevoli per intuire il futuro, ma possono essere opere d'arte adatte per indagare sentieri di futuri possibili (o impossibili).


# La visione dal passato
Il passato è sempre un buon inizio per indagare il futuro se illuminato dal sapere logico.
Con questa angolatura facciamo una veloce osservazione sul passato noto.
Come primo elemento va detto che dovremmo aggiungere un'analisi culturale-antropologica che qui saltiamo scientemente come esposizione, ma non nei contenuti.

Preistoria: per un lunghissimo periodo la specie umana è stata ospite del pianeta terra. I meccanismi naturali hanno tenuto letteralmente in vita ogni singolo individuo della specie umana.
Le capacità personali, la vita di gruppo e l'organizzazione sociale hanno influito in modo insignificante sull'ambiente (all'inizio!).
Questo lunghissimo tempo è stato una sorta di nursing che ha permesso lo sviluppo cognitivo e sociale per una seconda era del genere umano.

In questa seconda era umana vediamo che il progressivo crescere cognitivo e sociale coincide con una crescente capacità di dominio dei meccanismi naturali e di predizione degli eventi finali nei processi di manipolazione. Questo, però, coincide con una crescita esponenziale di un comportamento parassitario e predatorio del pianeta e delle risorse (sociali, naturali e universali).

Fino a questa seconda era l'essere umano è stato sostanzialmente un agente passivo. Le capacità cognitive lo hanno portato ad una crescita significativa di consapevolezza del suo agire, ma non ancora ad una padronanza e conoscenza dell'impatto del suo agire sul pianeta, sul sistema solare, sull'universo.

Se la capacità di incidere sull'universo, sulla galassia, sul sistema solare è, ad oggi, solo un'ipotesi di teoria, la capacità di incidere sul pianta, invece, è un dato già oggettivato.
L'antropocene non è solo un'etichetta toponomastica all'attuale era geologica, ma una rilevazione oggettiva e precoce al susseguirsi geologico: l'elemento dominante in questa era è l'uomo.

La visione realista

Ovvero guardiamo al presente, con le conoscenze che abbiamo, per predire il futuro.
La comunicazione divulgata dai mezzi di comunicazione fa leva sostanzialmente su tre idee:

  • abbiamo rovinato il pianeta;
  • dobbiamo continuare a consumare, ma in modo diverso;
  • il futuro... No! Guardiamo solo al momento presente e poco più in là.

Il futuro è schiacciato sul presente, abbiamo una consapevolezza delle nostre capacità di influire sul pianeta come mai nel passato, abbiamo diversi strumenti per costruire un futuro migliore, continuiamo a investire molto su tecniche e tecnologie molto energivore.

In passato non potevamo fare diversamente: non avevamo né conoscenze, né capacità, né strumenti. Il nostro stile parassitario sul pianeta era l'unica via, ma anche i nostri consumi, le capacità di manipolare l'ambiente erano limitate ed erano poche le persone. Il risultato era che il pianeta era in grado di assorbire tutto e rigenerare quanto consumato.

Non mancano, però, eventi in cui siamo stati così distruttivi, nel passato, da aver autodistrutto noi stessi in zone limitate o aver causato eventi altamente mortali (carestie, denutrizioni, ecc...). Ma non eravamo in grado di comprendere quello che facevamo e le conseguenze.

Le attuali nostre conoscenze e gli strumenti che abbiamo ci permettono di predire quale sarà il futuro (almeno prossimo).
Abbiamo avuto eccellenti esempi come la scoperta del buco nell'ozono e la capacità di predire come risolverlo e così è avvenuto.
Attualmente stiamo vivendo una situazione analoga con la CO2 in atmosfera.

Conclusione: una visione sul futuro possibile

Veniamo a una conclusione in due passi:

  • una considerazione "uomo vs natura";
  • una visione per un futuro sostenibile.

Il confronto: persone vs natura

Le capacità che abbiamo raggiunto sono affascinanti.
Pensiamo, ad esempio, all'intelligenza artificiale che tanto affascina moltissime persone.
Si tratta di realizzazioni mastodontiche:

  • necessitano di migliaia di computer per funzionare;
  • hanno bisogno di rete distribuita per tutto il mondo;
  • hanno consumi elettrici veramente importanti (intorno ai 4MW per nodo!);
  • e poi non è intelligente (come la persona umana).

Il cervello umano capace di comprendere, creare, parlare, inventare, ecc... si stima abbia un consumo equivalente a circa 20W (=0,000000005MW). In più per funzionare gli basta un po' di zucchero e ossigeno.

È interessante anche osservare gli insetti, ad esempio le mosche che vediamo a volte volare ferme a mezz'aria in penombra. Possono volare per ore e si spostano in un istante quando ci avviciniamo e risultano quasi imprendibili.
A oggi riusciamo a creare piccoli insetti sintetici, anche volanti, ma hanno capacità limitatissime, il volo non è paragonabile tanti sono i limiti e le autonomie sono ridottissime. Inoltre, senza un intervento dell'uomo non tornano a volare, ma nemmeno esistono.

Colpisce anche il volo degli uccelli migratori: volano per settimane, si orientano senza complessi sistemi che consumano molta corrente. Semplificando: con un bicchiere d'acqua ed un pugno di semi fanno migliaia e migliaia di chilometri.
I nostri aerei, che fanno viaggi analoghi, anche riducendo i pesi e le dimensioni per renderli analoghi ad un migratore, farebbero pochi chilometri con un cherosene frutto di un'industria estrattiva e di raffinazione.

Una visione per un futuro sostenibile

I tre confronti sopra riportati potrebbero diventare una lunga, lunga lista.
Questi 3 sono per stimolare la consapevolezza che le nostre avanzate invenzioni impallidiscono difronte a quello che la natura ha fatto.

In particolare il rapporto energia-lavoro rispetto al risultato è esageratamente sproporzionata.
Le nostre opere si basano su elementi raffinati, metalli e silicio. La natura si basa sul carbonio soprattutto.
La corrente è usata sia dalla natura che dalle nostre macchine, ma le quantità usate dalle nostre macchine sono enormi.

Insomma provando a concludere:

  • la visione che offrono le nostre attività punta in una direzione opposto a quello che ha fatto la natura da quando esiste il mondo;
  • le nostre soluzioni tecniche:
    • hanno consumi enormi;
    • non vivono senza le persone;
    • non si riproducono autonomamente;
  • i risultati dell'AI e quello che potrà diventare non raggiunge quanto fatto dalla natura;
  • infine le creazioni della natura creano un equilibrio sostenibile e pieno di vita. Le nostre inquinano un po' (troppo) e tendenzialmente non sostengono la vita sul pianeta.

Dobbiamo necessariamente arrivare ad una conclusione un po' deludente e preconizzare che nel futuro useremo tecnologie che assomigliano di più a quello che fa la natura anche se possono non essere quelle adottate dalla natura.
Da dire anche che il nostro business model dovrà essere rivisto: da "sfruttatori" delle risorse (economia lineare) a "gestori" delle risorse (economia circolare).
Insomma: prepararsi ai futuri possibili è necessario e ineludibile (pena la nostra scomparsa :)

Buon futuro.

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